Natalinternati…o Natale con gli internati. Ieri il duo psicantrico ha fatto un’incursione musicale tra gli internati della Casa di Lavoro di Saliceta San Giuliano. Innanzi tutto partiamo dal nome: internati. E’ una parola che tutte le volte che la pronuncio mi fa sempre un gran brutto effetto. Non sono detenuti perchè la pena in carcere l’hanno già scontata. Chiamateli “riabilitandi” o “gente in attesa” (come il titolo bel CD di Piero Sidoti). “Internati” mi fa venire in mente certi posticini della Germania nazista o della Russia di Stalin…ricordate? Sono internati perchè si trovano in queste Case di Lavoro, dove trascorrono un periodo a discrezione del magistrato di sorveglianza, che dovrebbe (e il condizionale è d’obbligo) favorire il reinserimento sociale e lavorativo per restituire queste persone al mondo civile. In realtà l’impressione è stata che queste persone vivano per un periodo imprecisato in questi luoghi sovraffollati dove il reinserimento nella società è un miraggio. Sono detenuti senza pena. Speriamo che in futuro qualcuno dall’alto si impegni per sbloccare questa situazione.
Beh vi racconto la nostra esperienza…siamo stati invitati dal volontario Ermido Le Rose, un vero “attivista” in questo ambito che organizza più volte all’anno questi momenti conviviali. Siamo arrivati un po’ in ritardo purtroppo perchè come sempre ci siamo dimenticati qualcosa (questa volta i testi), e siamo tornati a casa a prenderli (atto mancato?…ne parleremo col nostro analista…). Armati di chitarra, leggio e quaderno dei testi abbiamo fatto il nostro ingresso trionfale nella grande sala biblioteca. L’atmosfera era molto cordiale e già calda. Alcuni internati (cacchio…mi viene proprio un colpetto allo stomaco quando uso questa parola) ci sono venuti incontro a stringerci la mano ringraziandoci di essere venuti. C’era l’impianto di amplificazione, ma era smontato, quindi senza troppe balle abbiamo optato per la sessione unplugged. Montato leggio e aperto il quaderno dei testi da condividere. Avevamo selezionato una serie di canzoni che volevamo cantare insieme agli internati, cercando di indovinare un po’ i loro gusti, e sapendo che molti di loro provengono dalla Campania. Siamo subito stati circondati da due aspiranti cantanti e da un cantante ballerino che dopo vi descriverò meglio. Il primo brano è stato Tu vo fa l’americano di Carosone che è stato letteralmente urlato dagli interpreti nel primo ritornello. Cacchio, ho pensato, sta gente ha veramente voglia di cantare! Il secondo ritornello è stato meno sguaiato e leggermente più intonato. Il secondo brano è stata una richiesta di battistata, l’intramontabile La canzone del sole. Poi è venuto il turno di Vasco Rossi con Vita Spericolata, che abbiamo scelto come inno autobiografico. E’ qui che il cantante ballerino ha fatto il suo show con una danza frenetica a metà tra break-dance e il ballo di San Vito. Energia allo stato puro. Bella emozione!!! La scaletta è continuata con O surdato innamurato e Volare, intrammezzati da un altro momento dance con musica dallo stereo. Ci eravamo preparati anche Un giudice di De Andrè, come piccola provocazione…ma non c’è stato tempo. Ci toccherà tornare…